Ho cercato di assorbire velocemente le visioni cromatiche (e sensoriali) delle tasting note che leggo sui siti specializzati, o ascolto attentamente in degustazione, prima di osare la Scozia. Una volta lì, non sapevo più se stavo viaggiando, programmando ancora il viaggio su google map o bevendo un dram. Il confine tra i sensi si è fuso e non sono più riuscito a distinguere se quelle scene le ho viste, le ho sognate, o le ho ingoiate. In fondo, qual è la differenza tra lo schermo del computer ed il parabrezza? Tra volante e mouse o tra scrivania e cruscotto.

Forse ci vuole del tempo ma poi, piano piano, lo capisci. Come quando ti svegli e non sai dove sei. Nel giro di qualche secondo te ne rendi conto, ma che suggestione quei magici secondi!

Dentro c’è sogno, pensiero, realtà (poca), immaginazione, suggestione. Se attraversassi quei pochi secondi vestito da centurione, fenderei con la mia spada (che mi trafiggerebbe ogni volta che tenterei di sedermi), il surreale.

Bello trafiggere il surreale con la spada…

Allora li taglio, quei secondi, li allargo, mi faccio largo in quello spazio morbido ma stretto. Mischio, e non distinguo più il reale dei miei figli che fingono di dormire, dalla finzione che tenta di recitare la realtà. Non senza difficoltà…!

Vabbé, questo mi è sembrato il film di quei pazzi scatenati dei Coen, in un momento allargato in cui ancora non riesco a riprendermi dalle tasting note scozzesi. Quasi un prolungamento dell’oblio, dal computer, all’asfalto, al cinema, molto bene amalgamato da quel che di prezioso resta delle angel share.

Girato in quei momenti, che poi diventano tutta la vita, in cui non distingui il reale dalla tua immaginazione, e tenti di ricomporre un puzzle che non si chiude a causa di una tessera improbabile, addirittura di un’altra forma, che ti fa rimettere tutto in discussione.

Poi c’è il ruolo degli attori nella società reale: nullo, come dovrebbe essere, invece, di noiosissime passerelle rosse, premi, statuette, ville, mogli. Non sarebbe male la totale sparizione dalla scena pubblica, data l’assenza di significato di tutto ciò che ruota intorno al cinema.

Al centro di questo diversamente contemporaneo mondo fantastico, fatto di sommergibili russi, legioni romane, Gesù, religioni e scenografi comunisti, una casa di Frank Lloyd Wright, il reale straordinario, che si trova in una cala tra Santa Barbara e San Francisco, Carmel by the sea, a sancire il ruolo della composizione. Semmai non l’avessi capito.

GF